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I Castelli Bergamaschi

Trescore

 

In val Cavallina i Suardi, i Lanzi e i Terzi dominarono incontrastati fino all’avvento di Venezia sul territorio bergamasco. Era l’anno 1428. In quell’anno i capi della fazione ghibellina furono banditi e in gran parte mandati in esilio. I cittadini chiesero la distruzione dei castelli e delle rocche in Val Calepio e soprattutto in Trescore e in Val Cavallina dove i Ghibellini dominavano da parecchi anni. E nel 1455 Venezia accondiscese ordinando di smantellare, abbassare torri e distruggere cortine.
Degli antichi fortilizi ghibellini rimangono solo portali d’ingresso, tratti di cinte murarie e torri. Ad essi furono addossati in epoche posteriori costruzioni civili e rustiche che ne hanno mutato l’aspetto primitivo.
Trescore conserva robustissime torri avanzi di possenti fortezze, costruite nelle contrade per far fronte alle frequenti incursioni delle popolazioni della vallata e della Val Camonica. Il paese era diviso in undici contrade, tre delle quali erano le principali: Piazza, Novale e Strada; TRES CURIE, da cui si vuol far derivare il nome del paese.

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Solza

 

Il castello,costruito in Solza,paese posto all’estremità occidentale della provincia di Bergamo, a 9 km da Medolago, e sul ciglione delimitante ad est la valle dell’Adda, lungo il confine tra l’antico ducato di Milano e lo stato di Bergamo, è stato possesso per secoli della famiglia Colleoni,una delle maggiori famiglie di Bergamo che ebbe cariche ed uffici nella vita cittadina dal XII al XV secolo.
Paolo Colleoni,genitore del grande condottiero Bartolomeo, abitando a Solza, nel 1405, conquistò il fortissimo baluardo di Trezzo, appartenente ai ghibellini,e vi si stabili. Ma, nell’ottobre dello stesso anno, Facino Cane e, nel 1406, Giacomo del Verme, unitisi ai cugini di Paolo Colleoni, assalirono il castello uccidendo il proprietario.
Nel 1395, nel castello di Solza, era nato, da Paolo Colleoni e da Riccadonna dei Valvassori di Medolago, Bartolomeo. Alla morte del conte Riccadonna dei Valvassori, rilasciata dopo un anno di prigionia e spogliata di beni del marito, fu costretta a vivere con il piccolo Bartolomeo nel castello di Solza.

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Marne

 

Marne è una frazione di Filago e dista 2 km da Madone, sorge alla confluenza del torrente Dordo nel Brembo, ancora oggi in questo punto sono visibili i resti di un ponte probabilmente romano. Il torrente Dordo qui forma un breve, ma pittoresco “canion”, nella parente del quale si apre un condotto, da tempo chiuso, che si presume collegasse il castello di Marne con quello di Trezzo.
E’ proprio in questa zona che si innalza il castello di Marne.
Le origini del castello risalgono alla prima metà del XIV secolo. Della prima opera fortilizia rimane solo la struttura consistente la parte bassa della torre con la porta d’ingresso.

I Castelli Bergamaschi

Costa di Mezzate

 

A difesa del territorio allo sbocco della Val Cavallina, naturale continuazione della Val Camonica, tra Seriate e Gorlago intorno al 1000 sorsero ben quattro castelli, a Comonte, a Brusaporto, a Costa Mezzate e a Monticelli, i primi di famiglia guelfa (i Rivola), gli altre due di famiglie ghibelline (gli Albertone e i Suardi).
Dei quattro castelli rimangono soltanto alcuni ruderi medioevali (Xll e Xlll secolo) che permettono, però, di ricostruire le strutture militari allora esistenti.
Dell’antico complesso di Costa Mezzate resta una parete merlata con torre che costituisce un eccellente documento di architettura castellana lombarda del’ 200.

I Castelli Bergamaschi

I Castelli Bergamaschi

 

Sul territorio della provincia bergamasca sono disseminati qua e là castelli più o meno conservati, torrioni, ossature murarie, resti di pietra secolari, testimonianze di lunghe e sanguinose lotte tra famiglie potenti.
I castelli che oggi possiamo ammirare sia su di un poggio verdegginte, sia in pianura, circondati da aridi fossati, sia racchiusi tra edifici più recenti conservano poco dell’originaria costruzione e per i continui assalti subiti e per i mutamenti duvuti ad esigenze difensive. Molti scomparvero e se n’è persa, persino, la memoria; altri fecero blocco con costruzioni posteriori; altri ancora vennero ampliati, rimaneggiati per esigenze di residenza o di tattica militare.
Anche quelli che all’occhio del visitatore profano possono sembrare integri sono, invece, mutilati di molte parti: torri mozzate, sotteranei spariti, ponti levatoi in legno sostituiti in altri di miratura.
La penuria di documenti non ci permette di sapere con esattezza quanti castelli sorsero nel nostro territorio. Prima del 1000, secondo le cronistorie locali, si annoveravano pochi castelli; in età comunale, dal 1100 al 1200, divennero numerosissimi: con la costruzione di torri e di fortificazioni le famiglie bergamasche vollero assicurare la propria difesa e, nel contempo, la loro potenza. Ma è arduo stabilirne il numero mediante cronache tronche e poco attendibili.
Certamente erano tantissimi, se si pensa che i Torriani nel 1275 ordinarono di smantellarne parecchi e che Venezia, preso il dominio sul nostro territorio, ne risparmiò ben pochi. Nè li risparmiarono i Visconti e gli Sforza, anzi in quel tempo nessuno poteva costruire rocche se non con il benestare del ducato milanese.
Con il passare del tempo i manieri cessarono di essere roccaforti di difesa, ma si andarono via via trasformando in residenze di nobili famiglie e con accorgimenti architettonici e restauri divennero più confortevoli, più armoniosied eleganti nell’insieme.
Fra i castelli della bergamasca eretti nelle zone vallive o collinari e le rocche o i castelli della pianura corrono importanti differenze di aspetto, di natura o di destinazione.
Si avverte con evidenza la diversa materia di costruzione. Sulle colline le opere fortilizie sono generalmente in pietre squadrate, bozze, bugne, muri a secco di grande spessore; in pianura si sfruttava il materiale dei vicini fiumi, ossia ciottoli che si alternavano a mattoni ricavati dalla cottura dell’argilla del luogo, altre erano tutte in laterizio.
Altre caratteristiche li differenziano. I castelli di pianura sono orientati secodo i punti cardinali, sono fi forma quadrangolare e in corrispondenza dei quattro angoli si elevano torri pure quadrangolari. Un grande fossato difensivo isola il castello il cui accesso era permesso da ponti levatoi.
I castelli in montagna, invece, abbarbicati in luoghi strategici, alla confluenza di due corsi d’acqua, dominanti un lago, o in corrispondenza di un ponte su un fiume importante, sono posti di controllo e di difesa.
Questi, come le torri della città di Bergamo, sorsero quasi tutti dal XII al XIV secolo e furono sedi di famiglie bergamasche, guelfe e ghibelline e spesso teatro di violente lotte di fazione.
Erano possedimenti dei ghibellini Suardi: Niardo, la Torre di Trescore, Cenate, Mologno, Bianzano; dei Ghibellini Lanzi: la Mnella e le Stanze pure in Trescore, Gorlago; dei Terzi: Monasterolo; dei La Crotta: Berzo; dei guelfi Rivola: Comonte; dei Colleoni: Solza. ……….

Paolo Moschini